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sábado, 5 de maio de 2012

O Santo Sepulcro: sua história através dos séculos

LA CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO

La basilica del Santo Sepolcro, (in ebraico כנסיית הקבר - Cnesiat HaChever, ovvero Chiesa della Tomba; in arabo: كنيسة القيامة, Kanīsat al-Qiyāma, ossia "Chiesa della Resurrezione"), chiamata anche la chiesa della Resurrezione (Anastasis in greco e Surp Harutyun in armeno dai cristiani di rito ortodosso), è una chiesa cristiana di Gerusalemme, costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù. Attualmente è ricompresa all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la «collina del Golgota», luogo della crocifissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento riferisce che Gesù fu sepolto. La chiesa del Santo Sepolcro è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrini che visitano la Terra Santa, insieme alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret e alla Basilica della Natività di Betlemme. Ma, a differenza di queste ultime, il Santo Sepolcro è l'unico luogo della cui esistenza si possiedono prove archeologiche risalenti ad appena un centinaio d'anni dopo la morte di Gesù. Oggi è la sede del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, il quale, al centro della chiesa, vi ha il proprio Katholikon, ossia la propria cattedrale, e la propria cattedra. Formalmente è anche la sede del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini; tuttavia il Patriarca cattolico latino non ha la libertà di celebrare se non negli spazi e nei tempi assegnati nel 1852 dallo Statu Quo alla Custodia di Terra Santa e secondo gli accordi con la stessa comunità monastica. Il Patriarca latino quindi risiede effettivamente in una sede presso la concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, chiesa principale della diocesi e chiesa madre, dove egli ha la propria cattedra e celebra normalmente. Secondo la tradizione ortodossa, ogni anno, a mezzogiorno, durante la celebrazione del Sabato Santo della Pasqua ortodossa, vi si ripete il «miracolo del Fuoco Santo». Il luogo del Santo sepolcro, originariamente la tomba vuota di Gesù, fu sempre oggetto di venerazione da parte dei cristiani. La prova archeologica della sua esistenza risale al II secolo, ed è inconfutabile poiché viene da fonte non cristiana. Nel 135 l'esercito romano represse la lunga rivolta di Bar Kokhba (132–135). Per punire gli ebrei, l'imperatore Adriano ordinò la distruzione di Gerusalemme, facendo radere al suolo anche i luoghi più sacri per gli ebrei. Gerusalemme fu ricostruita come Aelia Capitolina, mentre sui luoghi sacri vennero eretti templi pagani. Uno solo di questi fu costruito fuori dalle mura della città, in mezzo a un cimitero. Dal momento che mai un ebreo si sarebbe recato a pregare in una zona funeraria, il luogo non poteva che essere, dunque, il punto principale di ritrovo per i cristiani, cioè il luogo dove essi si ritrovavano per fare memoria di Gesù.
I romani ricoprirono il sito di terra; sopra vi fu edificato un Tempio dedicato a Venere. Al Concilio di Nicea del 325, il vescovo di Gerusalemme, Macario, invitò l'imperatore Costantino, da poco convertitosi al cristianesimo, a distruggere i templi pagani nella Città Santa. Costantino ordinò che il luogo sacro venisse riportato alla luce (325-326) e ordinò a Macario di costruire una chiesa su quel luogo. Venne costruita così la Basilica costantiniana. Socrate Scolastico (nato nel 380), nella sua Storia Ecclesiastica dà una descrizione completa della scoperta (che venne ripresa in seguito da Sozomeno e da Teodoreto) che enfatizza il ruolo esercitato negli scavi e nella costruzione del nuovo tempio dalla madre di Costantino I, Elena, alla quale è attribuita anche la riscoperta della Vera croce. La chiesa di Costantino fu costruita attorno alla collina della crocifissione, ed era in realtà composta da tre chiese collegate, costruite sopra tre differenti luoghi santi:
a) una grande basilica (il martyrium; la più antica testimonianza su di esso si deve alla pellegrina cristiana Egeria, che visitò l'area negli anni 380),
b) un atrio chiuso colonnato (il triportico) costruito attorno alla tradizionale roccia del Calvario,
c) una chiesa rotonda, chiamata anastasis ("resurrezione"), che conteneva i resti della grotta che Elena e Macario avevano identificato come luogo di sepoltura di Gesù. L'anastasis e il martyrium vennero inaugurati il 14 settembre del 335, in occasione della festa dell'Esaltazione della Croce. La roccia circostante venne scavata e la tomba venne inglobata in una struttura chiamata edicola (in latino aediculum, piccolo edificio) o kouvoulkion (in greco, sacrario) al centro della rotonda. La cupola della rotonda venne completata alla fine del IV secolo, sostituendo un deambulatorio che anticamente circondava il Sepolcro. Il nuovo edificio venne danneggiato dal fuoco nel 614 quando i persiani di Cosroe II invasero Gerusalemme e si impossessarono della Vera Croce. Nel 630, l'imperatore bizantino Eraclio marciò trionfalmente in Gerusalemme e riportò la Vera Croce nella ricostruita chiesa del Santo Sepolcro. Sotto i musulmani il luogo rimase una chiesa cristiana. I primi governanti musulmani protessero i luoghi cristiani della città, proibendone la distruzione e l'uso come abitazione. Nel 966, durante una rivolta, le porte e i tetti furono bruciati. Il 18 ottobre 1009 l'edificio originale venne distrutto completamente dal "pazzo" Imam/Califfo fatimide al-Hakim bi-Amr Allah, che sradicò la chiesa fino alle fondamenta. L'edicola, i muri orientale e occidentale e il tetto della tomba scavata nella roccia in essa racchiusa vennero distrutti o danneggiati (i resoconti dell'epoca sono discordanti), ma i muri nord e sud vennero probabilmente protetti da ulteriori danni dalle macerie.
Nel 1048, a seguito di un accordo tra Il Cairo e Costantinopoli, una serie di piccole cappelle venne eretta sul sito da parte dell'imperatore Costantino IX. I lavori dovettero seguire le rigide condizioni imposte dall'Imamato fatimide. I siti ricostruiti vennero conquistati dai cavalieri della prima crociata il 15 luglio 1099.
La prima crociata venne raffigurata come un «pellegrinaggio armato», per cui nessun crociato poteva considerare completo il viaggio senza aver pregato come pellegrino sul Santo Sepolcro. Il capo dei crociati, Goffredo di Buglione, che divenne il primo monarca crociato di Gerusalemme, decise che non avrebbe usato il titolo di "re", e si dichiarò Advocatus Sancti Sepulchri, "Protettore (o Difensore) del Santo Sepolcro". Il cronista Guglielmo di Tiro, riporta la data della ricostruzione a metà del XII secolo, quando i crociati iniziarono a restaurare la chiesa in stile romanico e vi affiancarono un campanile. Questi rinnovamenti unificarono i luoghi santi e vennero completati durante il regno della regina Melisenda, nel 1149. La chiesa divenne sede dei primi patriarchi latini e fu anche sede dello scriptorium del regno.
La chiesa, assieme al resto della città, fu presa da Saladino nel 1187, anche se il trattato firmato dopo la terza crociata consentì ai pellegrini cristiani di continuare a visitare il sito. L'imperatore Federico II del Sacro Romano Impero riconquistò la città e la chiesa con un trattato del XIII secolo, quando egli stesso era stato scomunicato dal papa, con il curioso risultato che la chiesa più sacra della Cristianità si trovò sotto interdetto. Sia la città che la chiesa vennero conquistate e pesantemente saccheggiate dall'impero corasmio (Khwarezmshah) nel 1244. La Basilica del Santo Sepolcro fu di ispirazione per altre chiese in Europa, spesso a pianta circolare. Costruzioni ispirate al Santo Sepolcro furono, tra le altre, il Battistero di Pisa e la Basilica del Sepolcro a Bologna. I frati francescani la rinnovarono ulteriormente nel 1555, essendo stata trascurata nonostante l'afflusso di un sempre maggior numero di pellegrini. Un nuovo incendio danneggiò gravemente la struttura nel 1808, provocando il crollo della cupola della rotonda e la distruzione delle decorazioni esterne dell'edicola. L'esterno della rotonda e dell'edicola vennero ricostruiti nel 1809-1810 dall'architetto Komminos di Mitilene, nello stile barocco turco dell'epoca. Il fuoco non raggiunse l'interno dell'edicola: le decorazioni in marmo della tomba, risalenti al restauro del 1555, rimasero intatte. La cupola attuale risale al 1870. Un grande restauro moderno ebbe inizio nel 1959, comprendente anche il restauro della cupola nel 1994-1997. Oggi il rivestimento in marmo rosso applicato all'edicola da Komminos è deteriorato e si sta staccando dalla struttura sottostante. Dal 1947 viene tenuto in posizione da un'impalcatura in travi di ferro installata dal mandato britannico. Non si è ancora concordato un piano per il suo restauro.

La Chiesa moderna

L'ingresso alla chiesa avviene tramite una singola porta nel transetto sud. La chiave dell'ingresso viene custodita, per mantenere la pace tra le varie fazioni cristiane, dalla famiglia musulmana Nusayba, che ne mantiene la custodia fin da 1192, quando le fu affidata dal Saladino. Dopo periodi di tensione tra la famiglia Nusayba e le autorità ottomane, nel XVIII secolo, queste ultime nominarono la famiglia Joudeh per aiutare i Nusayba nel loro compito. Oggi la famiglia Jude assiste ancora i Nusayba, portando la chiave della chiesa a un membro della famiglia Nusayba, che apre e chiude la porta giornalmente. Appena oltre l'ingresso si trova la Pietra dell'Unzione, che è ritenuta il luogo dove il corpo di Gesù venne preparato per la sepoltura. A sinistra (a ovest), si trova la Rotonda dell'Anastasi, sotto la più grande delle due cupole della chiesa, al centro della quale è posta l'edicola del Santo Sepolcro. In base a un decreto ottomano del 1852 (conosciuto in Occidente come «Statu Quo») le Chiese ortodossa, cattolica e armena hanno diritto di accesso all'interno della tomba, e tutte e tre le comunità vi celebrano quotidianamente la Messa. Viene usata inoltre per altre cerimonie in occasioni speciali, come la cerimonia del "Fuoco santo" che si tiene nel sabato santo, celebrata dal Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Dietro la rotonda, all'interno di una cappella costruita con una struttura in ferro su una base semicircolare in pietra, si trova l'altare usato dalla Chiesa ortodossa copta. Oltre a questa, sul retro della rotonda, si trova una cappella in stile grezzo che si crede sia la tomba di Giuseppe di Arimatea, nella quale la Chiesa ortodossa siriaca celebra la sua liturgia nelle domeniche. A destra del sepolcro, sul lato sud-orientale della rotonda, si trova la cappella dell'Apparizione, riservata all'uso della Chiesa cattolica. Sul lato est opposto alla rotonda si trova la struttura, risalente alle Crociate, che ospita l'altare principale della chiesa, oggi il Catholicos greco-ortodosso. La seconda e più piccola cupola poggia direttamente sopra il centro del transetto che attraversa il coro dove è situato il compas, un omphalos un tempo ritenuto essere il centro del mondo. A est di questo si trova una grossa iconostasi che demarca il santuario greco-ortodosso, davanti al quale sono posti il trono patriarcale e un trono per i celebranti episcopali in visita. Sul lato sud dell'altare, attraversato un atrio chiuso, si trova una scalinata che sale alla Cappella del Calvario, o Golgota, ritenuta essere il luogo della crocifissione di Gesù, che è la parte più riccamente decorata della chiesa. L'altare principale della cappella appartiene alla chiesa greco-ortodossa, mentre alla chiesa cattolica è riservato un altare laterale. Più a est nell'atrio chiuso ci sono delle scale che discendono fino alla Cappella di Sant'Elena, che appartiene agli armeni. Da lì, un altro insieme di scale porta alla Cappella dell'Invenzione della Santa Croce, cattolica, ritenuta il luogo dove venne ritrovata la Vera Croce.
Il 20 giugno 1999, tutte le denominazioni cristiane che dividono il controllo della chiesa concordarono sulla decisione di realizzare una nuova uscita per la chiesa. Non si ha notizia che questa porta sia stata completata.
por Domenico Errante, no Facebook, hoje.


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